Espulsioni e marachelle: verso l’autodistruzione

Anders als die bisherigen Initiativen, präsentiert die Durchsetzungsinitiative zur Abstimmung ein fertiges Gesetzt, d.h. die SVP übernimmt die Rolle des Parlaments, das damit zum Zuschauer degradiert wird. Ein Gesetz übrigens, welches auch die Richter in willenlose Ausführende umwandelt.
Zwei Pfeiler unserer Demokratie werden frontal angegriffen, unser Parlament und die Justiz.
Unsere Verfassung sieht keine Gesetzesinitiative vor. Gesetze zu schaffen obliegt dem Parlament. Dieses hat bei der Formulierung des Ausschaffungsgesetzes, entsprechend Verfassung und Moral das Konzept der Verhältnismässigkeit bei Strafentscheiden eingeführt. Einzig wegen dieser Klausel hat die SVP mit dem üblichen Einsatz einer sehr aufwändigen Propaganda diese neue Initiative eingereicht, mit der falschen Behauptung damit „Sicherheit“ schaffen zu wollen.
Hier stellt sich für mich und nicht nur für mich, die Frage: ist die SVP noch eine demokratische Partei?
Mit einer Flut publizistisch aufwändig gestalteten, meist fremdenfeindlich gefärbten Initiativen versucht diese Partei sich als einzige Vertreterin des Volkes darzustellen, und zu diesem Zweck wird in gewissen Reden, sogar auf die Gefahr des Abgleitens in einer Diktatur hingewiesen…..
Man hat im zwanzigsten Jahrhundert das Entstehen verschiedener Diktaturen erlebt:
Die „Rote“, die „Braune“ und die „Schwarze“. Die verehrenden Erfahrungen, welche Europa damit machte, sind heute historisch belegt und bekannt.
Obwohl die Gründe ihrer Entstehung verschieden gewesen sind, hatten alle drei Diktaturen das gleiche Ziel: die Übernahme der absoluten Macht und die Verdrängung der Freiheit.
Zur Zielerreichung wurden verschiedene Methoden angewendet, mit einer Ausnahme: alle drei haben als Werkzeug die Xenophobie immer wieder gezielt eingesetzt!
Begrenzen wir uns auf eine Kurzanalyse der „Braune“, die in unserem nahen Ausland entstand.
In einer ersten Phase wurde die Partei in einem starken, straff geführten „ Apparat“ mit paramilitärischem Charakter umgewandelt. In der zweiten Phase wurde die Bevölkerung mit gewaltiger Propaganda psychologisch soweit manipuliert bis sie zur Herde wurde und In der dritten Phase konnte sie ungestört, die diskreditierten Institutionen und Behörden mundtot machen und die Macht übernehmen.
Nach der Betrachtung dieses simplifizierten historischen Entstehungsvorganges der „Braune“ denke ich, dass, trotz allem, die Schweiz noch weit weg von irgendeiner Diktatur ist.
Unsere verfassungsmässigen Institutionen, Bundesrat, Parlament und Justiz werden von SVP-Politikern ständig diskreditiert und als lasch, feige und unfähig dargestellt, obwohl in allen drei Institutionen die SVP entsprechend vertreten ist.
Diese straff geführte Partei – weil von oben finanziert, organisiert und indoktriniert – stellt sich gegen unser demokratisches System, welches die Konkordanz über die Intoleranz stellt.
Sie missachtet die verfassungsmässige Gewaltenteilung im Staat auf Parlament, Regierung und Justiz und damit die Grundlage der Demokratie.
Es genügt nicht überall Schweizer Fahnen zu schwenken und Hemdsärmelige die Nationalhymne zu singen um echte schweizerische Demokraten zu sein. Dazu gehören vor allem der Respekt und die Treue zu unserer Verfassung und deren Institutionen.
In der SVP-Propaganda werden wir Schweizer als fette weisse Schafe dargestellt.
Einige ihrer Abstimmungs-Erfolge lassen es leider manchmal wahr erscheinen. Ich hoffe jedoch, dass es noch genügend Schweizer gibt, die keine Schafe sind, und die mit Ihrem NEIN an der Urne die Treue zu unseren Institutionen und zu den ethischen Grundsätzen unserer Verfassung bekunden werden.
Partecipazione e coinvolgimento hanno accolto le prime due giornate del percorso formativo ai diritti umani organizzato dall’Associazione Grande Quercia di Rovereto, in collaborazione con il Servizio Istruzione del Comune di Rovereto e la Comunità della Vallagarina (http://www.lavocedeltrentino.it/index.php/l-interrogazione/838-rubrichehomepage/pace-e-disarmo/23967-diritti-umani-voglio-far-parte-della-storia).
La sala dell’Urban Center di Rovereto ha visto la presenza di due importanti relatori che hanno dato inizio a questa iniziativa, riscaldano i cuori e suscitando l’interesse dei presenti.
Bruno Balestra, già magistrato, avvocato e formatore dell’Associazione “Sulle regole” ha condotto la platea in un viaggio che ha toccato moltissimi argomenti, offrendo quindi altrettanti spunti di riflessione: innanzitutto un excursus storico per riflettere sulla coscienza di sè, l’identità, le religioni; poi la scoperta dei simboli della giustiziae dei loro significati.
I presenti (divisi in piccoli gruppi) si sono confrontati su ciò che ostacola la formazione della società orizzontalein cui il potere non scende dall’alto ma si collabora nell’interesse di tutti e non di pochi; in particolare sull’ostacolo costituito dalla paura e sulla necessità di sviluppare la qualità contraria, il coraggio (agire con il cuore) ma soprattutto l’amore. “L’amore ci fa mettere in movimento, aumenta le nostre abilità”, dichiarava il relatore.
Nel pomeriggio, attraverso l’etimologia delle parole, il dottor Balestra ha parlato di discriminazione e soprattutto dell’importanza di conoscere se stessie il proprio funzionamento, presupposto indispensabile perché si diventi capaci di rispettare le regole.Indispensabile dunque insegnare a figli e alunni a conoscere il proprio inconscio e a saperlo gestire,ha dichiarato.
I piccoli gruppi hanno concluso la giornata condividendo l’esperienza della possibilità di ascoltare l’altro in modo più ampio e completo e anche di come le stesse parole possano avere significati diversi per ognuno.
La seconda giornata ha visto protagonista il pedagogista Alessandro Laghi, che ha parlato dell’importanza del ruolo educativo della madre e del padre.
“Esiste una correlazione tra il sano sviluppo e lacapacità genitorialedi colui che regola. L’essere umano non è solo la somma dei suoi neuroni. Nello sviluppo dell’individuo è determinante la relazione affettiva con coloro che danno le cure.
Il rapporto educativo è fondamentale. Oggi il discorso sulle regole è un problema immenso, un’emergenza.
Per poter comprendere la questione delle regole, bisogna prima parlare della “madre”, figura centrale, e del “padre”, che è il grande assente di questa partita educativa. Il papà c’è e anche molto più di quanto ci fosse in passato ma ciò che manca è la figura del “padre”.
La scuola o le istituzioni più efficaci non valgono quanto una madre, non riescono ad esercitare una funzione educativa grande quanto quella della madre. I genitori hanno una potenza educativa immensa.”
Il dottor Laghi, citando il libro “Le mani delle madri” di Massimo Recalcati, ha spiegato come nelle prime fasi di sviluppo del bambino il volto del mondo è il volto della madre. “Il bambino piccolo che esplora una stanza nuova guarderà sempre al volto di sua madre per comprendere cosa può fare e cosa è pericoloso.
Tutti siamo figli e tutti guardiamo la realtà come ce l’hanno fatta guardare le nostre madri nell’infanzia. Questo ha una portata enorme perché io stesso sono come sono stato guardato. Ci sono donne bellissime che non si sentono tali perché non sono state guardate così dai genitori.
Non solo il mio volto dipende da come io sono stato guardato ma anche il volto del mondo dipende da come lo guarda mia madre. Se mia madre guarda il mondo con uno sguardo spento il bambino vede un mondo spento. Tutto si riflette sul mondo della madre: il mondo, le cose, le persone, le leggi e, soprattutto, il papà. Se una madre pensa che il padre non valga nulla, quel padre non varrà mai niente per quel bambino. Se la mamma non vuole lavorare o parla male del lavoro il bambino crescendo farà di tutto per non lavorare.
Il dottor Laghi ha parlato di una mutazione antropologica che, già chiara nella nostra attuale società, lo sarà ancora di più fra un ventennio. “C’è da averne paura” ha dichiarato.
Fino a qualche anno fa un bambino che nasceva, ovunque fosse, doveva adattarsi alle regole della famiglia/società in cui nasceva. Oggi questo si è capovolto: ora è tutta la famiglia ad adattarsi al bambino. Quindi non solo i bambini non trovano più nessuna regola ma finiscono col deciderle: decidono loro cosa fare e lo ordinano ai genitori. Assistiamo a molti casi di onnipotenza infantile perché i genitori non sanno più che il loro volto determina il volto del mondo. E’ necessaria una reimpostazione globale.
Ma attenzione: è sbagliato puntare il dito contro il bambino: bisogna guardare cosa abbiamo fatto e cosa stiamo facendo noi adulti.
Quello che abbiamo dato era segno di amore o no?
Al giorno d’oggi la voglia, le pulsioni, sono diventate il criterio di valutazione della vita. Ma questo problema non è percepito. Questi bambini hanno una fame d’autorità che è palpabile. Hanno bisogno di un padre amorevole, potente. Hanno bisogno di una guida. Questo è pericoloso perché hanno così bisogno di questo che appena trovano qualcuno di autorevole si attaccano e lo seguono ma può succedere che questa persona sia qualcuno che lo porta sulla cattiva strada.
Il genitore che non dà le regole ha un bisogno terribile di sentirsi amato dai propri figlio. C’è l’errata convinzione che davanti al No il bambino smetta di volere bene ai suoi genitori.
Mai come adesso i genitori sono preoccupati della prestazione dei propri figli. Ma questo non è amore: significa guardare il prodotto e non la persona”.
In conclusione Laghi ha sottolineato alcuni elementi importanti per una buona educazione del bambino: pulizia linguistica (parlare al bambino nel modo corretto e non utilizzare i suoi vocaboli pronunciati male); fare cose significative con i bambini (impastare, cucinare, cooperare in qualcosa); riabilitare la figura paterna; dare importanza al rito della nanna (rispettando con precisione l’orario della nanna) e alle regole della casa e della famiglia.
di Alessandra Corrente
di Paolo Bernasconi, avvocato
Attenzione attenzione, elettrici ed elettori: la cosiddetta “iniziativa di attuazione” propone di usare i cannoni contro gli avvoltoi. In realtà, si tratta di passeri. Il titolo dell’iniziativa è riferito agli stranieri “che commettono reati”, secondo la serie contenuta nel testo del lunghissimo articolo che dovrebbe entrare nella Costituzione federale. In realtà, tutta la campagna degli iniziativisti riguarda omicidi, stupratori, rapinatori, scassinatori e simili. Tutta questa cosiddetta ‘feccia’ della società, già oggi, da anni, viene espulsa dalla Svizzera per il semplice motivo che, in grandissima parte, si tratta di persone che vengono dall’estero soltanto per commettere reati e che, pertanto, non dispongono di nessun permesso di dimora. Inoltre, gli autori di questi reati, come di ogni altro reato grave elencato dall’iniziativa, verrebbero comunque espulsi già in base alle norme vigenti e al testo della legge che il parlamento ha approvato proprio in applicazione dell’iniziativa popolare votata dal popolo il 28 novembre 2010.
E allora, perché presentare una seconda iniziativa?
Per maggiore sicurezza, sostengono Udc e Lega dei Ticinesi. In realtà, l’iniziativa in votazione il prossimo 28 febbraio, rispetto a quella già approvata nel 2010 e che entrerà in vigore anche se dovesse essere respinta quella in votazione il 28 febbraio, aumenterà il numero degli stranieri espulsi, aggiungendovi, oltre alle parecchie centinaia che già vengono espulsi in base alle leggi vigenti, anche coloro che abbiano commesso reati bagatella, come p. es. la sottrazione di qualsiasi bene di valore superiore a qualche centinaio di franchi, commessa manipolando la serratura di un cancelletto da giardino, della porta di un’autorimessa, di una lavatrice automatica o di una bucalettere situata su un pianerottolo di casa. Tutte bagatelle, per le quali i tribunali infliggono pene ridotte. Secondo Udc e Lega dei Ticinesi, la sicurezza di tutta la Svizzera migliorerebbe molto se anche gli autori di queste bagatelle venissero espulsi immediatamente e automaticamente. Ma verrebbe parimenti colpito dalla revoca del permesso di domicilio anche uno straniero già condannato per qualsiasi tipo di reato anche più ridicolo di quelli elencati sopra, se nei dieci (sic) anni successivi, dovesse essere condannato per avere spintonato una persona durante un parapiglia carnevalesco, proferito una parolaccia minacciosa a qualsiasi persona in divisa, speso una banconota falsa oppure rovinato la staccionata di un giardino per entrare a riprendersi una sua gallina. Questa sanzione sarebbe pesantissima nei confronti delle migliaia di persone che sono nate e cresciute in Svizzera, senza ancora detenere il passaporto elvetico. Essere sbattuti fuori dalla Svizzera, anche se minorenni, facendo perdere il posto di lavoro, impedendo le relazioni con i propri famigliari, per essere sfollatisi in un Paese, di cui probabilmente non si conosce nemmeno la lingua, significa accrescere le possibilità di farne un criminale. In questo senso, l’iniziativa popolare è anche criminogena.
Massima sfiducia nei giudici
Inoltre, l’iniziativa popolare è comunque contraria a tutto il sistema che sta alla base del Codice penale svizzero, che è quello dell’applicazione graduale delle sanzioni e non della mazzata in testa ferrata da parte dello Stato di fronte alla prima marachella commessa magari in età ancora giovanile. Il Codice penale svizzero prevede p. es. che persino la pena detentiva fino a due anni possa essere sospesa condizionalmente, ossia lasciando aperta la possibilità di non mai essere eseguita grazie alla buona condotta tenuta da parte di chi ne è stato condannato. Questo principio di graduazione della pena verrà quindi completamente ribaltato. L’iniziativa manifesta la massima sfiducia nei giudici e nei procuratori pubblici svizzeri, ossia proprio in quelle autorità che lo stesso popolo svizzero ha chiamato a proteggere la sua sicurezza. Significativo è constatare che sempre gli stessi Udc e Lega dei Ticinesi propongano, mediante l’iniziativa subdolamente intitolata come “protezione della sfera privata”, che debba essere un giudice a stabilire in quali casi l’autorità fiscale svizzera possa ottenere informazioni da una banca per indagare su un reato fiscale in danno dell’Erario svizzero. Per contro, per revocare il permesso di dimora di uno straniero nato e cresciuto in Svizzera, condannato per le bagatelle suddette, basterà la decisione di un procuratore pubblico. Sono esposti a questo rischio i centottantamila cittadini e cittadine stranieri nati e cresciuti in Svizzera allorché, senza mettere in pericolo la sicurezza svizzera ma più che altro per dabbenaggine o bullismo giovanile, dovessero essere condannati per una delle bagatelle suddette. In realtà, grazie all’iniziativa popolare accettata nel 2010, tutti gli obiettivi riguardanti l’espulsione di stranieri condannati erano stati raggiunti e così pertanto migliorata, secondo gli iniziativisti di allora, la sicurezza della popolazione svizzera. Perché si torna alla carica con una seconda iniziativa? Perché gli stranieri per Lega e Udc sono persone di serie B, subumani, che vanno bastonati anche solo per una marachella? No, perché Udc e Lega devono continuamente creare occasioni per profilarsi, raccattare voti, quindi cadreghe, appalti e clientele.
Pubblicato su La Regione Ticino 10.2.2016, pag. 1 e pag. 21